Thursday, October 05, 2006

LA FOLLIA IMPRENDITORIALE

Aumentare i fatturati.
Creare svariati contenitori da vendere senza qualificarne i contenuti.
Richiedere massima flessibilità dai dipendenti, senza specificarne modalità e retribuzioni. Sono solo tre punti di una serie di programmi imprenditoriali dietro le quali si nasconde una folle confusione di intenti e soluzioni. La qualità, le risorse umane, le prospettive di sviluppo per tutti, il rispetto della vita sociale fuori dall'ambiente lavorativo, il rispetto degli spazi e delle competenze... ? La creatività viene mortificata e svilita da quegli imprenditori che leggono solo la propria bibbia.

7 comments:

Anonymous said...

La creatività in un'azienda meridionale consiste nell'arrangiarsi con i propri mezzi, facendoli apparire aziendali, e prendersi i demeriti qualora tali mezzi non siano di massima efficienza. Le aziende meridionali adottano il sistema "terrorizza e minaccia", adatto a mantenere costantemente "attiva" la emnte dei propri dipendenti. Senza rendersi però conto che queste menti "condizionate" visualizzano ormai soltanto immagini minacciose...

Anonymous said...

L'imprenditore? Ma esiste ancora? I finanziatori, quelli sono i nuovi imprenditori. Muovere capitali, senza avere liquidità. Smistare, passare, occultare. Negare di vedere anche quello che si ha in mezzo agli occhi. Usare le vite dei dipendenti come fossero le carte che ogni giorno passano sul tavolo dirigenziale: basta rigirarle e si possono riutilizzare. Ostentare per apparire forti e stabili, così come vuole il mercato degli azionisti. Gli azionisti: una categoria che, stanca di lavorare sporcandosi le mani, cerca il benessere economico tentando la sorte, come con una lotteria. Peccato che invece delle palline che ruotano nella cesta, ci siano migliaia di lavoratori con le mani sporche. Unica rivincita è osservare con indifferenza la giacca pulita di un capo.

Anonymous said...

Quanto costa la creatività?
Più di un francobollo, meno di un pony express!

Anonymous said...

Già, già... sono di Napoli. Nonostante il mio cognome non sia proprio di origine partenopea, devo confessare che purtroppo lavoro a Napoli. Non ci sono imprenditori qui in Campania, ma capo mandriani. Noi siamo le bestie, questo come conseguenza del concetto che certi dirigenti hanno dei loro dipendenti. I rapporti umani si limitano a falsi cenni di pace, strette di mano, bacetti, utili a lavare la loro coscienza, unta e logora come le loro facce. No, non sono arrabbiato. Direi deluso. Credevo di poter imparare molto "frequentandoli". Ho imparato a non frequentarli.

Anonymous said...

Ciao. Abito a Milano, ma sono di Caserta. Per un pò ho lavorato a Casoria, vicino Napoli, in un'azienda di arredamento. Preferisco non rivelare quale, per rispetto a coloro i quali lavorano all'interno. Un inferno. Un luogo di profonda "rassegnazione" di chi lavora con una estrema dignità. Dignità calpestata continuamente dal "capo" e dai suoi "capini". Imprenditori irrispettosi e infami. Fortuna che non tutti sono come loro. Bisognerebbe mandare dei controlli anche nelle aziende private per verificare le condizioni economiche e sociali di chi lavora all'interno. A nero, a colori, ... tutti!

Anonymous said...

Casoria?! Arredamento?! Cara Luisa, forse ho individuato l'azienda di cui parli: Il lager! Purtroppo lavorare, per alcuni, è ancora la sola fonte di guadagno familiare. E' per questo che piccoli uomini si sentono grandi imprenditori.

Anonymous said...

Anch'io ho capito quale è l'azienda di Casoria, ma se non vogliamo dire il nome, allora è inutile parlarne...
Comunque, qualcuno sa quale è l'azienda... basta evitarla...